Con questo blog vogliamo informare puntualmente sulla reale situazione dell’aeroporto, sulle sofferenze inferte dal suo sviluppo a decine di migliaia di persone e sul mancato rispetto delle leggi a tutela della salute pubblica. Vogliamo cominciare proponendo un articolo pubblicato sul Corriera della Sera nell’Ottobre 2017 che, con eloquenza, rileva le responsabilità dell’Amministrazione. [continua]
L’articolo riassume molto bene il modo in cui L’Amministrazione sta operando per ‘tutelare’ la salute e la sicurezza della cittadinanza (che, ricordiamolo, a differenza degli interessi economici, sono DIRITTI INALIENABILI). Si tratta di un pezzo datato ma ancora molto attuale, perché «l’attesa che i cervelloni del settore se ne inventino di nuove» si è presto esaurita. Dopo il totale fallimento della sperimentazione – che, ricordiamo anche questo, non solo non ha alleggerito la situazione, ma ha drasticamente peggiorato la condizione di un numero crescente di persone – si sarebbe dovuti ritornare allo stato preesistente ed applicare l’unica procedura prevista dalla legge a tutela dell’ambiente, cioè le RESTRIZIONI OPERATIVE (che tradotto significa una sola cosa: diminuire il numero dei voli). E invece no : i ‘cervelloni’ hanno deciso di continuare con la sperimentazione (ovviamente ‘parziale’) fino a dicembre 2019. Ciò con il solo obbiettivo di permettere allo scalo di continuare a crescere indisturbato, in assenza delle autorizzazioni ambientali prescritte (VAS, VIA, etc) e dunque al di sopra della legge, nonché consentire agli aerei di sorvolare indisturbati, di giorno e di notte, sopra i tetti degli abitati di Campagnola, Colognola, San Tomaso, Villaggio degli Sposi e quartieri e comuni limitrofi.
ADESSO ORIO PRESENTA IL CONTO
Dal Corriere della Sera del 1 Ottobre 2017, edizione di Bergamo (di Cristiano Gatti)
Siamo in balìa della PRNAV. Non è il nuovo ceppo dell’influenza invernale: è il nome in codice della rotta aerea che il 22 giugno abbiamo cominciato a sperimentare, con l’obiettivo di rendere meno infernale la vita a Colognola, spalmando un po’ di inferno anche sulle altre zone della città. L’idea fortemente spinta dal sindaco Gori di rendere più democratico il costo sociale di Orio, è miseramente fallita. Il bel risultato di questi tre mesi è di aver propagato all’intera cintura di Bergamo il malumore, perché la fatidica rotta PRNAV nessuno riesce a rispettarla in cabina di pilotaggio, basta un po’ di vento, un cambio di peso, un aereo particolare, perché chi tiene la cloche rompa la rotta.
Nata per spalmare rumore e inquinamento, ha finito per spalmare solo la rabbia. Da qui la decisione di sospendere almeno parzialmente l’esperimento, in attesa che i cervelloni del settore se ne inventino di nuove. In questa attesa, io trovo il tempo per tirare già una sicura conclusione, per la serie tutti i nodi vengono al pettine: anche se riusciremo ad aggiustare in qualche modo le rotte, Orio ci sta presentando il conto. Non tanto l’aeroporto in sé: direi il suo sviluppo forsennato, di corsa e di fretta, a colpi di record (passeggeri e fatturati).
Improvvisamente, ci accorgiamo che la compagnia di riferimento, la Ryanair, cui abbiamo consegnato le chiavi di casa, non è quel parco giochi raccontato e immaginato da tutti quanti: chiedere ai suoi dipendenti, chiedere ai passeggeri appiedati brutalmente, chiedere anche alle nostre casse che pagano al mattacchione O’Leary 28 milioni l’anno per tenerlo qui (lui adesso ne vorrebbe di più). Improvvisamente, ci accorgiamo che i grandi numeri e i grandi successi (ué, siamo il terzo aeroporto d’Italia) rendono invivibile l’esistenza in diverse zone cittadine, vedi l’esasperazione della comunità residente nell’hinterland, vedi ormai le beghe tra un comune e l’altro. Sinceramente: non so se sia questo ciò che sognavamo, all’inizio del convulso galoppo. So peraltro che un aeroporto in città è ormai un lusso e un azzardo che poche città al mondo si concedono. E soprattutto, di certo so che rotte o non rotte a noi tutti, in preda a bulimica avidità, è mancato l’elemento fondamentale: il buonsenso. Che significa equilibrio, cautela, armonia. Chi non sa darsi una misura, esaltato solo dai bigliettoni, alla fine paga gli interessi. Il tempo è galantuomo, tutto torna. E non c’è più verso di cambiare.