Tutti noi sappiamo cosa sono i fusi orari: porzioni longitudinali della superficie terrestre comprese fra due determinati meridiani, che adottano lo stesso orario per scopi legali, economici e sociali. Ma forse non sapevate che l’aeroporto di Orio al Serio ha un suo proprio fuso orario, che talvolta è diverso da quello di Bergamo. Sorpresi? [continua]
Vediamo dunque quale è e come funziona questo fuso orario speciale. La normativa europea sul rumore (direttiva CE/2002/49) prevede la rilevazione del rumore generato dal traffico aereo su tre fasce: dalle 6 alle 20 (day), dalle 20 alle 22 (evening), e dalle 22 alle 6 (night). In Italia invece il ‘disturbo della quiete pubblica’ si configura esclusivamente dopo le 22; per gli aeroporti italiani addirittura la legge prevede la misurazione del rumore solo dopo le 23.
Ebbene, che si fa per minimizzare l’impatto dell’aeroporto sulle decine di migliaia di persone che ci vivono intorno? La misurazione del rumore non si applica a quello effettivamente generato dall’aereo decollato nell’ora notturna ‘X’, ma si tiene fede all’orario di decollo previsto (teorico) e, se questo ultimo rientra in una fascia diurna, il rumore generato da quell’aereo dopo le 23 viene comunque attribuito alla fascia diurna anteriore alle 23, anche nel caso di ritardo (caso più che frequente se si tiene conto del volume di traffico associato alla fascia oraria tra le 21 e le 24).
Cosa ci vuole? Basta spostare il fuso orario ed ecco che la fascia notturna (effettiva) diventa fascia diurna (teorica). Un volo previsto per le 22, se posticipato anche solo di una ora, rientra nella fascia notturna nei fatti, ma l’inquinamento acustico da esso generato è misurato come se si trattasse di un volo diurno. È chiaro il gioco di prestigio?
Purtroppo, però, non stiamo raccontando barzellette: questo fatto ci è stato confermato con la massima serietà da un funzionario del Comune di Bergamo, che con lo stesso candore ci ha confessato che il Comune non è in possesso dei dati di dettaglio sull’inquinamento acustico (aereo per aereo), ma solo del riepilogo della aleatoria ‘media mensile’. Come sono lontani i tempi in cui i dati venivano gestiti dalla Provincia che li metteva in rete in tempo reale a tutela della collettività! Adesso sono rilevati e gestiti da SACBO, controllore di sé stessa (eh già, non lo sapevate?), che però fornisce i dati sotto forma di tabella riassuntiva a due mesi di distanza (alla faccia della trasparenza!).
Che il Comune di Bergamo in qualità di azionista non esiga da SACBO dati puntuali e completi sugli effetti dell’inquinamento acustico generato dal traffico aeroportuale è davvero il colmo. Che tutto ciò abbia a che vedere col fatto che l’inquinamento acustico prodotto dal traffico aeroportuale sia pari a più del doppio di quello contemplato dalla Valutazione di Impatto Ambientale (e venti volte tanto quello previsto per gli ‘edifici sensibili’ come scuole, asili, ospedali e case di riposo)? Che si tratti dunque di un muto imbarazzo? O forse che il tema torni utile solo in campagna elettorale?
Meglio ancora se poi si riesce a fare scomparire un po’ di inquinamento con il gioco delle tre carte (pardon, dei due fusi orari): l’Amministrazione comunale non dovrà rendere conto di un atteggiamento talmente accondiscendente nei confronti di SACBO da sembrare accendere più di un campanello d’allarme nei più avveduti (pardon, nei più malfidenti).